Rapsodia in bianco-1
Comincerò dal bianco sul bianco? Bianco per cancellare, pulire, azzerare, fare spazio, fare respiro, fare silenzio, fare traccia, sedimento, fossile, indizio, fare daccapo, ricominciare.
Ed è anche la differenza minima, lo scarto che non percepisci mai e che ora sei costretto a percepire, è la sorpresa di ciò che uno ritiene di sapere già e che scopre di non sapere. Il bianco su bianco è il pregiudizio, è lo smascheramento del pregiudizio, della presunzione. Ed è anche spostamento della neve, mutamento locale della temperatura, neve fresca neve secca, neve con sole neve nella nebbia, striature di giallo, striature di blu, bianco che copre, bianco che scopre.
Bianco perché se c’è un segno è quello che ha resistito ed è rimasto: quindi bianco solo alla fine, dopo l’impasto. Ciò che resta è ciò che traspare dal bianco, che si vede lo stesso, che si vede nonostante. Bianco è ciò che resta dopo che il nuovo inizio è già cominciato: bianco non è mai bianco. L’ossessione del bianco della pubblicità: lavare tutti i peccati, il bianco che più bianco non si può perché può lavare anche l’anima di chi indossa il bianco per eccellenza … In realtà il bianco su bianco è solo presunto, il bianco su bianco dice che non si trattava di bianco ma di qualcosa che assomigliava già al grigio. E a me interessa proprio quel grigio scoperto, smascherato, imprevisto. Perché quel grigio viene dalla pesantezza di un bianco mai raggiunto ma solo presunto, appunto. Ma il bianco su bianco dice anche la relatività della conquista e della purezza. La relatività della posizione, della certezza. A questo movimento di smascheramento e di relativizzazione non ci sarà mai fine.(B. C.)